Bentornati carissimi amici! Oggi, dopo una pausa piuttosto lunga, ho finalmente il piacere di fare quattro chiacchiere con Federico Maderno! 😍
Di questo autore vi avevo già fatto conoscere “De Profundis Clamabo“, uno dei suoi romanzi che ovviamente vi consiglio di leggere perché merita.
Ma non voglio perdermi in una introduzione troppo lunga, anche perché sono molto contenta di aver rilanciato questa mia rubrica e spero che in futuro sempre più autori possano usufruirne! 😉
Ciao Federico, per prima cosa vorrei chiederti come hai iniziato a scrivere e soprattutto, cosa ti piace di più dello scrivere?
Cominciamo dal fondo. Cosa mi piace di più? Abbiamo due ore di tempo? No? Allora, dovrò contenermi…
Forse, l’aspetto più affascinante sta nella sensazione che sia la storia a venire a cercarti e poi a svelarsi. Quasi che sia già scritta da qualche parte e che a noi spetti il compito di farla venire allo scoperto. Un po’ come quel togliere materia dai blocchi di marmo per liberare le statue di cui parlava il Michelangelo scultore, se non è un paragone troppo ardito.
A dire il vero, a parte l’impianto generale dell’opera, i particolari, le tante sfaccettature dei racconti e dei romanzi nascono al momento, si manifestano sulla tastiera come fossero lì ad aspettarti. È una sensazione inebriante, esaltante. Quando si ha l’impressione di aver saputo cogliere al meglio il qualcosa che girava nell’aria si cade in una malia difficile da esprimere.
Ho iniziato a scrivere “per me”, come credo molti altri Autori, fin dai tempi del liceo. Per chiarirmi le idee, per dar compiutezza alle emozioni.
Del resto, sul mio sito di scrittore campeggia la frase: “Finché non riesci a scrivere di una cosa, non l’hai capita davvero”. Poi, ho notato che il cassetto (informatico) della mia produzione iniziava a debordare e ho capito che era arrivato, ormai, il momento di far prendere luce a qualche mia storia.
“De profundis clamabo” è decisamente un libro ricco di mistero, con un filone misterioso che perdura dall’inizio fino alla fine del racconto. Come è nato questo romanzo?
È nato, io credo, per amore della cultura. È una sorta di partigianeria che ho sviluppato grazie ad una formazione prima umanistica e poi scientifica. Una propensione per il sapere “buono” che nel romanzo è rappresentato dal mondo accademico e dalla scienza essoterica (rivelata, evidente, condivisa) in contrapposizione alle conoscenze esoteriche (settarie, iniziatiche); che a volte sono assai poco virtuose, ma… caspita, quanto sanno essere intriganti!
Lorenzo Infonte è il protagonista di questa storia, escludendo il libro su cui tutto ruota. Come hai costruito questo personaggio? C’è qualche analogia magari caratteriale con te e con qualcuno in particolare?
Sì, in Lorenzo c’è indubbiamente e inevitabilmente qualcosa di me, anche se poi le sue esperienze di vita, di formazione culturale, di lavoro sono quanto di più lontano si può immaginare dalle mie.
Volevo dar vita a un personaggio un po’ grezzo, istintivo, schietto, indubbiamente generoso, con un grande senso di umanità del quale neppure lui si rende conto, e con una imbarazzante propensione per le imprese “cavalleresche” (un po’ il paladino Orlando e un po’ l’avvocato delle cause perse, insomma).
Un uomo d’altri tempi, come anche tu hai sottolineato. La persona che vorresti avere accanto, quando la vita ti mette alla prova.
“De profundis clamabo” ha al suo interno tre luoghi fondamentali: Bologna, Padova e il Lago di Garda. Come mai e cosa ti ha spinto a scegliere proprio questi luoghi? C’è un motivo particolare?
Per l’ambientazione di una trama così piena di riferimenti storici avevo bisogno di luoghi dalla grande tradizione culturale (umanistica e scientifica).
Bologna, soprattutto, con la sua Università che è la più antica del mondo occidentale era uno scenario perfetto per accogliere una narrazione tanto complicata. Il Lago di Garda, con le sue atmosfere molto più rarefatte e naturali rappresentava un “luogo altro”, un angolino appartato dove lasciare che i personaggi vivessero le situazioni più intime.
Avrai notato che in tutto il romanzo ogni tanto ci sono delle “fughe in avanti”, la necessità quasi fisica di togliersi dalla narrazione, di trovare attimi di riflessione. Lorenzo, a ben guardare, è in perenne fuga.
In fondo è un giovane uomo travolto da situazioni più grandi di lui.
Hai avuto qualche difficoltà durante la stesura di questa storia? Se sì quali?
Dietro i miei lavori, c’è sempre una preparazione quasi maniacale del materiale informativo che andrò ad utilizzare.
Anche i particolari più marginali, gli scorci urbani, i riferimenti storici, la toponomastica sono frutto di un paziente lavoro di controllo incrociato dei documenti.
Per fortuna, sulla rete il materiale non manca, ma dietro l’angolo ci sono sempre il pericolo del “copia e incolla”, il pressapochismo di certe fonti, quando non addirittura le notizie volutamente fuorvianti.
Dunque, tutto va verificato, vagliato, lasciato sedimentare fino a quando può diventare, davvero, materiale vivo ed utilizzabile. La difficoltà maggiore, in fondo, è questa; ma la considero inevitabile, perché ritengo che l’esattezza degli elementi documentali sia il principio assoluto di ogni narrazione, un rispetto che si deve innanzi tutto nei confronti del lettore.
Spesso gli autori si sentono in qualche modo più “vicini” ad uno dei personaggi a cui hanno dato vita. C’è anche per te un personaggio in particolare a cui ti sei sentito più legato?
A parte ovviamente Lorenzo, che è un po’ il mio “alias” sceso nell’arena della narrazione, ho molto amato delineare il personaggio di Luciano, il guardiano del Cimitero della Certosa di Bologna.
Poi, mi sembra difficile restare indifferenti al dinoccolato Dottor Ligamonti, il ricercatore universitario dai denti equini e dalla miopia imbarazzante che sembra capitato lì per caso, ma poi… Ah, forse è meglio non spoilerare! 🤫
Durante la lettura di “De profundis clamabo”, ci siamo scritti alcune mail dove tu mi hai parlato di particolari e curiose analogie che sono accadute durante la scrittura del libro. Ti va di parlarmene?
Molto volentieri.
Innanzi tutto, permettimi di ricordare una piccola scoperta da me realizzata durante il reperimento della documentazione relativa al Cimitero della Certosa di Bologna.
Diciamo che ho “scovato”, in una sorta di intercapedine nascosta tra due dei chiostri, la vera sepoltura della Veggente Anna Bonazinga.
Particolare che ha chiarito un’apparente stranezza in merito ad una presunta “doppia sepoltura” riportata anche da siti istituzionali e storici.
Si tratta della vera tumulazione della chiaroveggente; sepoltura unica, dunque, che collega i due monumenti posti nei due chiostri paralleli.
Il tutto è chiaramente descritto nel romanzo ed è documentato in un filmato postato su Youtube.
Veniamo adesso ad una strana coincidenza. Avevo collocato la prima visita di Lorenzo alla Certosa in data 31 ottobre (del tutto casualmente) ed ho scoperto che proprio in tale giorno dell’anno è avvenuto il decesso della veggente Bonazinga.
Sveliamo, ora, la scelta del cognome del personaggio principale: Lorenzo Infonte.
Di lui avevo solo il nome (ed ero ancora indeciso con altri due).
Durante la sua (mia!) permanenza nella Capitale per il servizio militare, il protagonista ha una strana avventura presso Via Urbana nel quartiere Monti (Suburra dell’antica Roma) ed è costretto a rifugiarsi in una chiesa.
Si tratta dell’antica S. Lorenzo in fonte (per via di una sorgente presente nelle cripte del fabbricato).
Il cognome del mio eroe, a quel punto era inevitabilmente deciso dal “destino”!
Infonte è un personaggio dall’animo gentile. Possiamo dire che la sua curiosità e la sua ricerca della verità (ed anche del libro appunto “De profundis clamabo”) sono in qualche modo spinte dal desiderio di avvicinarsi a Barbara, che segretamente ama. Come mai questa scelta? C’è un motivo particolare? Magari una qualche chiave di lettura particolare che hai pensato?
Ti ringrazio, davvero, per questa domanda. Ti ringrazio soprattutto per aver colto le caratteristiche del personaggio.
A dirla tutta, ho una innata idiosincrasia per i “furbi e vincenti”, per le persone che grazie alla capacità di adattarsi e scendere a compromessi riescono a trarre il meglio dalla vita; magari a costo di tradire qualche amico.
Sentivo la necessità, come ho detto, di un personaggio coerente, di una persona che non sappia ritirare la parola data.
Un tipo affidabile, insomma, fino alle estreme conseguenze.
Anche in merito ai sentimenti per una donna che lui molto idealizza (e non c’è dubbio che Barbara ha un fascino tutto particolare).
Mi sembra ovvio che con un tale carattere, il prezzo da pagare sia alto e rischi di presentarsi sotto varie forme, considerando le molteplici sfide che ci propone la vita.
Federico, io so che hai alle spalle diverse esperienze come scrittore. Questa non è infatti l’unica tua opera pubblicata e spero di fare presto delle nuove recensioni ai tuoi libri. Cosa puoi dirci del mondo dell’editoria? Qual’è la tua esperienza al riguardo?
Attualmente, ho all’attivo nove libri, tra i quali anche tre raccolte di racconti.
Ho scelto l’auto pubblicazione principalmente per la totale libertà che lascia in ogni fase ed in ogni aspetto della pubblicazione.
Sull’editoria si potrebbe parlare per ore, e non si arriverebbe, io credo, ad un solo punto fermo. Posso darti un giudizio personale in merito ad una tendenza che vedo sempre più consolidata.
Temo che il mercato della narrativa, almeno quello delle C.E. più blasonate, stia pagando uno scotto troppo alto allo show business.
Negli ambienti letterari, che comincio a comprendere un poco, si vocifera che ormai sia molto più importante la confezione del prodotto. Si tende dunque a puntare le risorse sul marketing, a scapito dei contenuti e del valore delle opere.
Le case editrici, per esempio, preferiscono investire su personaggi dello spettacolo (attori, giornalisti, sportivi…) che godono già di un seguito sui media, piuttosto che andare a scovare, tra la moltitudine di chi prova, le “perle” che indubbiamente devono esserci e avrebbero bisogno di una iniezione di fiducia e considerazione.
Qui, la differenza dovrebbe farla il Lettore.
Ma mi rendo conto che non sia facile, destreggiarsi tra la molteplicità degli Autori e dei titoli. Per questo, sono importanti le iniziative come la tua e di questo ti ringrazio molto.
Hai qualcosa da aggiungere sul libro o anche sul mondo della scrittura? Siamo tutt’orecchi (ed occhi! 😉)
Mi piacerebbe riuscire a spiegarti cosa si prova quando premendo un tasto scrivi l’ultima lettera dell’ultima parola di un romanzo.
Mi piacerebbe farlo, ma so già che non riuscirei ad esprimere neppure la centesima parte delle emozioni che ti investono. Contrastanti, difficili perfino da distinguere.
Posso solo dirti che è come liberarsi da un grande peso, da una grande fatica; eppure una frazione di secondo dopo, c’è già un senso angoscioso di distacco, di nostalgia.
Mentre hai l’impressione di aver compiuto qualcosa di inevitabile e di bellissimo, ti senti investire da un’onda di malinconia, come se dovessi dire addio ad un caro amico.
Perché da quel momento, se hai deciso di pubblicare, quella cosa immateriale fatta di parole e di idee che prima era tua e soltanto tua e ti aspettava in un angolino del monitor sotto forma di icona diventerà, si spera, un’amica di molti.
Non vorrei fare il patetico, ma credo che sia qualcosa di simile a lasciare che un figlio, diventato adulto, trovi la sua strada nel Mondo. 💖📚
Voglio ringraziare Federico Maderno per aver condiviso con me e con tutti voi le sue considerazioni ed i suoi pensieri a “cuore aperto”! Sono certa che queste sue preziose parole saranno un bel tesoro da conservare, soprattutto per tutti quei lettori in ascolto che magari hanno un libro nel cassetto! Un libro che mi piacerebbe un giorno poter leggere, così come spero nasca presto una nuova opera anche dalla penna di questo geniale e sensibile autore, di cui prossimamente vi parlerò ancora nelle mie recensioni! 😊
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Bravissimi, entrambi. Federico Maderno è autore che conosco e, quindi, non mi aspettavo nulla di diverso da ciò che ho letto. La giovane intervistatrice, invece, è una piacevolissima scoperta. Grazie per la bella lettura. Amelia Belloni Sonzogni
Ciao! Grazie per le bellissime parole, è sempre un piacere sapere di aver pubblicato un buon articolo! 🙂
Spero che tu possa passare ancora a trovarmi qui e intanto ti auguro una piacevolissima giornata ed un ottimo inizio di questa nuova settimana! 😉
A presto!
Nadia di Bidibibodibibook
Ciao conoscendo l’Autore ed avendo letto buona parte dei suoi lavori, trovo l’intervista del tutto coerente con il “personaggio” 🙂 con il suo modo di pensare e di scrivere: fluido ma allo stesso tempo complesso, coinvolgente, intrigante, ma soprattutto uno scorrere del racconto che ti spinge a cercar di leggere tutto in un fiato per non perdere nulla. Anche tu con le domande non hai fatto altro che portarlo a risposte consone e coerenti con se stesso ed il suo scrivere. grazie ed un in bocca al lupo ad entrambi! ( lunga vita al lupo).
Ciao! Prima di tutto grazie per essere passato a visitare il mio blog! 🙂 Non posso che essere pienamente d’accordo con le tue parole riguardo all’autore. La sua capacità di coinvolgere e di mantenere alta la curiosità dello scoprire il finale dei suoi libri si percepisce sin dai primi capitoli. Sono qualità non da poco per un autore! E sono contenta di averlo scoperto, anzi, mi correggo. Sono contenta che lui mi abbia scoperta e che mi abbia parlato delle sue pubblicazioni! 😉 Sono anche contenta che le domande ti siano sembrate azzeccate al “personaggio”! 🙂
Lunga vita al lupo e…alla prossima! 😉
Ciao!
Nadia di Bidibibodibibook