Stefania Sperandio

Quattro chiacchiere con Stefania Sperandio

Lo scorso mese, tra i libri che vi ho segnalato c’era un thriller che mi ha particolarmente colpita! Il titolo del libro a cui mi riferisco è “Corpo estraneo”, e, se per qualche strano motivo vi siete persi la mia recensione in merito, potete cliccare qui e recuperare all’enorme sbaglio! 😉

“Corpo estraneo”, questo il nome del libro, mi è restato talmente nel cuore che, proprio per questa ragione, ho voluto chiedere alla giovanissima (e gentilissima) autrice se volesse rilasciare qui per noi una intervista. Sono felice che abbia accettato e non vedo l’ora di condividere con voi questa bella chiacchierata! Siete pronti?

Bene! Continuate a scorrere nella pagina e…buona lettura! 📚 

In foto Stefania Sperandio, la giovane autrice di “Corpo estraneo”

Ciao Stefania, posso sapere come è nato il personaggio così avvincente e allo stesso tempo ribelle di Manuela? E’ pura fantasia o ti sei ispirata alla realtà?

Di solito si dice che per plasmare i propri personaggi si prenda ispirazione da persone reali della propria vita – e in un certo senso è così. Molto del lavoro di scrittura secondo me passa per l’osservazione e, nel mio caso, per ciò che senti il bisogno di dire a te stessa con il libro che vuoi scrivere. Manuela ha molto di me, ma anche molto di alcune persone importanti della mia vita. Una delle cose che amo dello scrivere è il fatto di tracciare un profilo che mi dia l’idea della personalità che avrà un dato personaggio e vedere poi, con lo scorrere delle pagine, come “prenda vita”. A un certo punto, si verifica una magia per cui conosci così bene il tuo protagonista, le sue reazioni, in che modo pensa, che inizia a scriversi “da solo”: con Manuela è stato così e sono davvero molto legata a questa protagonista.

Il romanzo esplora sotto diverse sfaccettature l’idea dell’essere un corpo estraneo, tutti i personaggi principali a modo loro lo sono, e questo mi ha aiutata a plasmare il carattere di Manuela: è una persona estremamente mansueta ma contemporaneamente indomita. Sebbene magari non lo dica, fatica a mandare giù delle cose e ha un rapporto davvero difficile con la parola “rassegnazione” – anche davanti al ritrovarsi costretta a vivere da corpo estraneo, con in testa un corpo estraneo.

So che tu scrivi fin dalla giovane età, quando hai iniziato a capire che la tua passione per la scrittura poteva diventare una vera professione?

Ho una visione un po’ curiosa del mio rapporto con la scrittura, in realtà, forse proprio per il fatto di aver cominciato a collaborare con l’editoria da quando avevo da poco compiuto 17 anni. Non lo considero la mia professione, però lo vedo come la mia vocazione. Ho un’altra professione principale, sempre legata a lavori editoriali ma creativa in modo diverso, e per me la scrittura è invece il modo mettermi davanti a me stessa. Dico sempre che scrivo, letteralmente, quello che ho bisogno di dirmi. I miei personaggi affrontano percorsi che servono a insegnare delle lezioni soprattutto a me. Quando ero più giovane non era così, avevo una visione differente anche se la stessa insanabile passione, ma ora ho questo legame con la scrittura e devo dire che ne sono estremamente contenta. 

Può sembrare quasi un’attività autoreferenziale, così, ma penso che lo scrivere di personaggi ed emozioni che si hanno a cuore aiuti molto a dare più forza alla storia, a farla sentire più tangibile e vicina. I lettori lo notano, quando hai a cuore quello che stai scrivendo, e fa tutta la differenza del mondo.

“Corpo estraneo” è un libro molto adrenalinico, capace di tenere il lettore sulle spine per tutta la durata della storia, vuoi raccontarmi un po’ come è nata questa idea?

A questa risposta non devi ridere! Questo romanzo è nato mentre ero, letteralmente, sotto la doccia. Molti scherzano dicendo che sia il momento in cui si riflette sui massimi sistemi e in effetti è così. Stavo vivendo un periodo in cui per cause di forza maggiore ho dovuto riorganizzare la mia vita e ho dovuto trasferirmi di nuovo dove abitavo fino a qualche anno prima. Questo impatto mi ha dato la sensazione di essere un “corpo estraneo” in una realtà che era la stessa di sempre a una prima occhiata, ma che nel frattempo era andata avanti senza di me. Ogni persona si sentiva in dovere di dirmi qualcosa sul fatto che non dovessi preoccuparmi delle suddette cause di forza maggiore, bonariamente, per rassicurarmi. In realtà però a nessuno piace quando viene riportato in ballo un argomento che di solito evita con tutte le sue forze: è esattamente la situazione in cui si trova Manuela. L’idea era quella di raccontare, però in tinte thriller, quella sensazione di trovarsi fuori posto e la difficoltà nell’accettarlo, il contrasto tra il mostrarsi in un modo e sentirsi in un altro, proprio come la mia protagonista. Da lì, volevo parlare del fatto che a volte dare torto o ragione in modo assoluto sia più difficile di quanto molti credano: a volte le nostre convinzioni possono essere una prospettiva sul tutto, ma non possono essere il tutto. Corpo Estraneo è il frutto di tutto questo.Certo, un po’ come tutti i romanzi quest’idea ci ha messo un po’ a sedimentarsi: nella bozza iniziale c’erano molte cose diverse – per svelartene una, il personaggio di Marco non esisteva, ma in compenso Manuela aveva un fratellino -, quindi c’è voluto un po’ per trovare l’assetto finale, ma l’idea è nata davvero durante una di quelle classiche riflessioni sotto la doccia.

Come detto prima, sei una giovane ragazza che scrive da sempre, c’è qualcosa di tuo che ti sta più a cuore? E se sì, perché?

Credo che per tutti i motivi appena discussi, Corpo Estraneo sia uno dei miei romanzi a cui sono più legata in assoluto. C’è però un tema portante che è un po’ in tutti i miei libri, ed è che insisto fortemente sul contrasto tra il fatto che il protagonista sia “solo” un essere umano e il problema che deve superare sia almeno un miliardo di volte troppo grande per poter essere affrontato. Mi piace chiamarle storie “against all odds”: nessuno punterebbe un centesimo sul successo dei protagonisti che intraprendono le battaglie che intraprendono nei miei libri, ma in qualsiasi modo vada a finire, imparano qualcosa. Insegnano qualcosa. Soprattutto, come dicevo prima, la insegnano a me. Si tratta dell’aspetto della scrittura che mi è più caro, il come questi personaggi si rapportano con il dover affrontare conflitti troppo più grandi di loro.

“Corpo estraneo” è un libro che hai autopubblicato, come vedi il self publishing? E’ un metodo di distribuzione/promozione che consiglieresti?

Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal self publishing. Avevo Corpo Estraneo nel cassetto da quasi due anni e non ero sicura di voler tentare la via della pubblicazione. Molte persone che avevano letto i miei libri precedenti, però, continuavano a chiedermi se e quando aspettarsi qualcosa di nuovo – e mi dispiaceva dirgli che qualcosa di nuovo c’era, ma era confinato nel mio portatile. L’ho lasciato sedimentare a lungo, prendendomi tutto il tempo del mondo per affinarlo come volevo. 

Sì, questo è già uno dei grandi vantaggi del self publishing: l’autonomia, nel bene e nel male. Avendo lavorato con delle piccole case editrici, mi sento di dire senza troppe remore che ci si trova un milione di volte meglio con il self publishing. Mi è capitato di interfacciarmi con editori che abbandonavano l’autore subito dopo la pubblicazione, che non curavano a sufficienza la stampa, l’impaginazione, perfino il design della copertina, trattando superficialmente il lavoro dello scrittore e accontentandosi delle entrate garantite da quelle copie che si riuscivano a vendere, puntando sulla capacità dell’autore stesso di autopromuoversi. Se dovete autopromuovervi, fatelo in self publishing, senza dubbio alcuno.

Sebbene non esista un filtro e quindi con questo modello praticamente qualsiasi cosa possa finire online, a prescindere dalla sua effettiva qualità, le esperienze con la piccola editoria mi hanno insegnato che questo è valido anche al di fuori del self publishing e, in alcuni casi, perfino in un’editoria “più alta”. In sintesi: il nome di un editore stampato in copertina non è un sinonimo di qualità e lo dico con la morte nel cuore, perché amo l’oggetto libro (oltre che il viaggio che garantisce tra le sue pagine) e amo gli editori che lavorano con cura, con una visione chiara, con una identità forte. Se siete scrittori e vi siete accorti nelle vostre esperienze che a lavorare con cura, con una visione chiara e con identità siete solo voi in quanto autori, allora dovreste tenere in considerazione il self publishing.

In questa prima esperienza che ho avuto ho imparato molto, ho fatto tesoro di quello che ho imparato negli anni precedenti in realtà completamente diverse – anche tra loro, ogni editore è una storia a sé – e ho deciso anche di affidarmi a un ufficio stampa indipendente per l’autopromozione. I risultati sono estremamente più soddisfacenti di quanto sia accaduto in passato e anche il fatto di mantenere il pieno controllo su ogni aspetto del libro non è da sottovalutare.

In sintesi, insomma, penso sia un’ipotesi che ogni piccolo autore debba tenere in considerazione tra quelle possibili, anche per sperimentare. Ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.

La copertina del libro di Stefania Sperandio “Corpo estraneo”

Come vedi il mondo dell’editoria in questo momento, dove forse si intravede la luce dopo il buco nero dei continui lockdown causati dalla pandemia? Trovi che ci siano stati svantaggi o vantaggi?

Purtroppo il rapporto del grande pubblico con la lettura è sempre stato molto complicato, in tempi recenti. Al di là delle problematiche legate alla pandemia, come ti accennavo il mio lavoro principale è un altro e mi vede alla guida di una redazione in una realtà editoriale – e anche in quel caso è facile rendersi conto che ci sono sempre meno persone attratte dalla parola scritta e più vicine ai contenuti multimediali e alla loro immediatezza. Questo purtroppo si vede anche nei libri: ogni volta che spuntano dei sondaggi su quanti libri vengano letti in media all’anno dalla singola persona è un po’ un colpo al cuore.

Ora che la situazione del lockdown sembra migliorare un po’, possiamo però rivivere alcuni momenti che mi sono mancati: se è vero che molti abbiamo acquistato libri online facendoceli recapitare (e lo facciamo abitualmente), o che abbiamo letto tanti ebook, lo è anche che poche cose sono affascinanti come passeggiare in una biblioteca e scoprire qualcosa di nuovo. O farlo in una libreria, tra gli scaffali, mentre magari aspetti un treno. Mi è capitato di comprare dei romanzi bellissimi di cui non avevo mai sentito parlare prima, così: non vedo l’ora di poter rivivere quel senso di scoperta toccando i libri direttamente con mano.

Come saprai, nel mio blog cerco sempre “l’essenza magica” dei libri, sei d’accordo con quello che ho trovato nel tuo? Vorresti aggiungere qualcosa di tuo in merito?

Ho apprezzato tantissimo la tua recensione perché traspare molto quanto tu ti sia legata alla storia e ai protagonisti, anche nelle citazioni che hai scelto per intervallare la tua disamina. Ci sono dei dettagli che hai evidenziato e che solo un lettore molto attento e smaliziato avrebbe notato, quindi ti ringrazio di cuore per aver scoperto Corpo Estraneo vivendolo con questa intensità e con questa cura. ❤️

Un passaggio della magia che hai evidenziato di aver trovato nel libro mi ha colpita tantissimo, ed è il fatto che sottolinei come il libro insegni qualcosa ai lettori nel mondo reale. Come dicevo, è sempre qualcosa che spero valga per me, quando finisco di scrivere qualcosa, ed è bello e toccante sapere che i miei personaggi e le mie storie possano lasciare qualcosa nei lettori. Penso che i mezzi di comunicazione possano essere puro intrattenimento ma che possano anche farsi ricordare proprio quando riescono ad “appesantire” l’anima: se chiudi un libro e sai che ti porterai dentro delle battute, delle scene, delle emozioni, dei personaggi, ecco che la magia è lì. Il fatto che tu, tra tutti gli aspetti di Corpo Estraneo che hai analizzato nella recensione, abbia sottolineato proprio questo come magia del romanzo mi rende davvero orgogliosa e felice.

Hai delle novità in cantiere? Di cosa parlerà la tua prossima creazione, in caso tu ne avessi già una?

Ti svelo una curiosità, che credo non deponga in mio favore – ma me lo dico da sola, che sono molto pignola con quello che scrivo! Se non mi soddisfa al 110%, probabilmente finirà archiviato in una cartella. Finii di scrivere Corpo Estraneo ad aprile 2019 e qualche mese dopo cominciai a lavorare a un seguito. Ne ho scritto più di seicento pagine. Mi sono fermata verso fine del 2019, per degli impegni di lavoro, pensando di tornarci in seguito per sistemare quello che nel sequel non mi piaceva. Non l’ho mai fatto: non mi soddisfa e ho deciso di scartare quella bozza. Certo, farlo seicento pagine prima sarebbe stato più fruttuoso, ma non si finisce mai di imparare, anche così! 

Sto lavorando a diverse idee creative, molto diverse tra loro, e a un saggio completamente slegato dagli argomenti che abbiamo trattato oggi. Vedremo quale di queste idee mi ruberà il cuore per prima, ormai ho capito che è così che funziona: non sono io che scelgo il libro, è il libro che deve scegliermi e venire a bussare.

Vorresti aggiungere altro per i miei lettori?

Sono molto felice che esistano su internet realtà come queste, dove si respira la passione pura per le storie e la pagina scritta. Ti ringrazio per aver parlato ai tuoi lettori di Corpo Estraneo e ringrazio tutti loro se magari vorranno sbirciare le prime pagine del romanzo per farsi un’idea: possono trovarle gratis sia sulla pagina dove il romanzo è in vendita, sia sul mio sito personale, stefaniasperandio.com.

Grazie per il tuo tempo e per questo spazio!

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Potete contattare Stefania direttamente dai suoi canali social, come Facebook, Instagram e LinkedIn.

Il suo magnifico thriller è acquistabile cliccando qui o entrando nel suo canale Amazon!

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